Tiella di Gaeta

tiella di gaeta

  • media
  • 1 ora e 15 minuti
  • 4 Persone
  • 415/porzione

La tiella di Gaeta è una torta salata molto gustosa che proviene dalla tradizione gastronomica della cucina laziale della costa. Il nome di questo piatto deriva probabilmente dal nome della teglia dove veniva preparata. Si tratta di un piatto unico, essendo composto da due dischi di pasta farciti di pesce o verdure. In questa ricetta proponiamo la versione ripiena di polpi o calamaretti bolliti, e ovviamente la presenza delle olive di Gaeta. Si mangia tiepida ma anche fredda, secondo la tradizione marinara, e si serve a quarti.

Ingredienti

  • 500 g di farina
  • 20 g di lievito naturale
  • 3 cucchiai di olio di oliva
  • 200 ml di acqua tiepida
  • 1 kg di polpi o calamari bolliti
  • 50 gr di capperi
  • 100 gr di olive di Gaeta snocciolate
  • 100 gr di pomodori pelati
  • Prezzemolo q.b.
  • Peperoncino q.b.
  • Sale q.b.

tiella di gaeta

Preparazione

  1. Iniziate a preparare l’impasto per le basi di pasta mettendo il lievito con sale e olio in una ciotola.
  2. Aggiungete la farina man mano fino ad ottenere un impasto omogeneo, lavorandolo per almeno 10 minuti.
  3. Avvolgete l’impasto in uno strofinaccio e fatelo lievitare per almeno mezz’ora in ambiente caldo. Preparate il ripieno tagliando i polpi o calamari bolliti a pezzetti e condendoli con olio, prezzemolo, peperoncino e i pomodori pelati, aggiungendo le olive snocciolate e i capperi.
  4. Prendete metà dell’impasto e stendetelo con un matterello fino a ottenere una sfoglia dello spessore inferiore ad un centimetro.
  5. Ungete una teglia rotonda con l’olio e foderatela con il disco di pasta.
  6. Mettete il ripieno sulla pasta e ricoprite con un disco di pasta come quello preparato in precedenza, unendo i due dischi con una lieve pressione su tutto il bordo.
  7. Infornate la tiella di Gaeta a 180°C per almeno 30 minuti, fino a far diventare la pasta ben dorata. Servite tiepida.
    Se volete una crosta più dorata spennellate la superficie con un uovo.
  Foto di Valerio Mancuso

Parole di Deborah Di Lucia

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