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Fatti di Cucina

L’arte della degustazione

Anche se non si aspira a diventare sommelier per diletto o a studiare per intraprendere questa carriera in qualche lussuoso ristorante, si può comunque imparare a degustare un liquore.

L’obiettivo può essere semplicemente saperlo riconoscere, assaporare con più piacere e assimilare le tecniche che insegnano a gustarlo in maniera ottimale, amplificando questa esperienza sensoriale.

Perché bere un liquore non implica soltanto il palato, ma è un’azione che coinvolge tutti i sensi, a partire dall’udito, nel momento in cui si percepisce il rumore di una bottiglia stappata.

Gli strumenti necessari

Prima ancora di parlare di gusto, sapore, conservazione, qualità, colore e di tutte le altre caratteristiche che danno vita a questa magnifica arte, è importante dotarsi degli strumenti necessari e indispensabili per poter degustare al meglio qualsiasi tipo di liquore, a partire dal calice.

Di calici infatti ne esistono di svariate tipologie, ognuno predisposto ad accogliere il proprio liquore, da quelli più ampi a quelli più piccoli.

Quello più adatto a degustare un distillato è il tulip, un tipo di bicchiere che non ossigena in modo eccessivo il liquore e, al contrario, ne indirizza le note aromatiche in uno spazio piuttosto ristretto.

Esistono poi molti altri accessori propri di un vero sommelier, ma visto che lo scopo in questione è semplicemente imparare a riconoscere e degustare un buon liquore, il loro uso e la loro funzione può essere tralasciata.

I cinque sensi

Tralasciando l’udito, che dei cinque sensi è quello che maggiormente subisce l’influenza del contesto nel quale ci si trova, il primo senso che viene interessato nella degustazione è la vista e perciò il colore.

Un colore più scuro indica che la botte ha già contenuto al suo interno lo stesso liquore e quindi con il nuovo tende a scambiare proprietà e note assorbite in precedenza. Un arricchimento che appunto scurisce il nuovo distillato.

Per apprezzare in modo perfetto la colorazione è bene porsi di fronte a una parete bianca che faccia da contrasto, girando lentamente il bicchiere in orizzontale. Un distillato non ha bisogno di intensa ossigenazione rispetto a un vino che generalmente si fa girare nel bicchiere.

L’olfatto e quindi l’analisi che si fa con questo senso è sicuramente la parte più difficile di tutto il processo, questo porta ad esempio una persona poco esperta a non riuscire a dare un nome agli odori poiché in una piccola goccia di liquore possono essere contenute numerose sostanze diverse.

Avvicinando in modo graduale il bicchiere al naso, prendendolo alla base per evitare di scaldarlo e fermandosi nel momento in cui si percepisce il primo odore si può stimare l’intensità di un determinato profumo.

Con il gusto termina l’intero processo della degustazione. Ogni regione della lingua permette di recepire un particolare sapore in modo specifico, con il dolce che si concentra sulla punta e il salato sui lati, o l’amaro nella parte più arretrata. Per questo motivo è importante far girare il liquore su tutte le zone della lingua così da stimolare tutti i recettori.

Se inizialmente si poteva far confusione nel definire la fase di degustazione, ora è chiaro che questo processo non si limita al solo gusto, ma racchiude un’esperienza globale, complessiva e profonda che coinvolge tutti i sensi.

Redazione Buttalapasta

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