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Fatti di Cucina

Kellog’s diventa italiana, sconvolgimenti in arrivo per noi consumatori

Tornano o diventano italiani alcuni grossi marchi dell’industria alimentare. Non c’è solo Kellog’s finita a Ferrero, esistono diversi altri esempi. Questo come va percepito dal punto di vista di chi fa la spesa tutti i giorni?

Di recente il mercato è stato scosso dalla mossa di Ferrero che ha acquisito il 100% delle quotazioni di mercato di Kellogg’s. L’azienda statunitense specializzata nella produzione di cereali per la colazione diventa una controllata della Ferrero quindi. Che non c’è dubbio, sfrutterà questa mossa anche per estendere il bacino di utenza della sua celebre Nutella, prodotto già apprezzato in tutto il mondo tra l’altro. L’acquisizione in favore dell’azienda piemontese è avvenuta per un totale di 3,1 miliardi di dollari: tale è il valore attribuito alla WK Kellogg Co.

Con una mossa simile sono tornati in Italia i Plasmon: il marchio è stato infatti comprato dalla multinazionale nostrana NewPrinces di Reggio Emilia in cambio di 120 milioni di euro. A vendere è stata la celebre Kraft Heinz, anch’essa statunitense ed anch’essa quotata in borsa. La NewPrinces ha acquistato in blocco anche lo stabilimento di Latina che sforna 1,8 miliardi di biscotti all’anno, con tutti e 300 i lavoratori presenti.

Come è possibile che gli italiani comprino gli americani?

Questi sono solo gli esempi più recenti di grosse multinazionali americane con mercato in tutto il mondo che hanno deciso di vendere e di lasciare andare alcuni dei loro marchi anche di rilievo. La stessa cosa hanno fatto negli scorsi mesi pure le ben note Nestlé ed Unilever. Come mai sta accadendo questo? Forse ha pesato la strategia diventata presto fin troppo abusata di alzare i prezzi durante il Covid e poi qualche anno dopo, quando nel 2022 c’era stata la crisi energetica.

In tali circostanze non sono mancati dei rincari necessari per tamponare i costi (ed allo stesso modo c’è pure chi ci ha speculato, in ambito alimentare e non, n.d.r.). Ed altri soggetti che invece hanno sempre agito in maniera legittima si sono sentiti in qualche modo legittimate a seguire le mosse della concorrenza, aumentando a loro volta i prezzi. Ma a distanza di ormai alcuni anni, siamo giunti ad un punto di stagnazione. Le stime recenti sui consumi fanno sapere che le vendite sono diminuite, ed al contempo anche i ricavi per molte di queste grandi aziende.

Come è possibile che gli italiani comprino gli americani? – buttalapasta.it

Tra l’altro non sono mancati anche degli scontri con alcuni grandi nomi della Grande Distribuzione Organizzata, che hanno intrapreso delle iniziative personali per fare capire che l’aumento dei prezzi non dipende dal supermercato ma dai produttori. Con tanto di stop alle vendite di questo o quel prodotto e con l’esposizione di avvisi che segnalano come i rincari siano da attribuire a queste multinazionali.

Quali conseguenze per la gente che fa la spesa?

Ad oggi ci sono consigli di amministrazione scontenti. I grandi manager hanno un solo obiettivo: guadagnare. E quando i profitti calano si rendono necessarie delle azioni anche forti per invertire il trend. Uno dei modi per risolvere il problema poi consiste nel vendere ciò che non viene più considerato centrale nelle strategie di profitto. Ed è per questo che le varie Unilever, Nestlé e Kraft Heinz, che sembravano dei giganti imbattibili nel loro ambito, hanno deciso di vendere a realtà meno grandi di loro ma comunque dotate delle giuste risorse per poter cercare di rilanciare i marchi coinvolti.

Rientra in questo discorso anche la recente sequela di scorporare settori diversi facenti capo ad una unica entità. Unilever, per dire, ha staccato la sua divisione gelati per quotarla in Borsa. Nestlé invece ha messo in vendita l’intera parte produttiva di bevande, che riguarda marchi famosi di acque e di bibite in bottiglia. Dal punto di vista strategico si tratta di buone mosse? Sostanzialmente si, per gli esperti di economia. In certi casi ci si libera di porzioni ritenute non più utilissime, tagliando i costi produttivi ed incassando una certa liquidità.

Quali conseguenze per la gente che fa la spesa? – buttalapasta.it

Oppure, con le scorporazioni, si può cercare di organizzare meglio settori diversi con l’obiettivo di rinnovarli e di rilanciarli. Al contempo la cosa crea anche nuove possibilità per chi compra di potere realizzare nuovi progetti di espansione. La crescita di Ferrero negli anni è ben nota, e l’azienda di Alba è più motivata che mai nel crescere ancora. Anche in periodi di crisi o di potere di spesa per certi versi limitato, come quello attuale, c’è modo di potere fare bene, di garantire produttività e lavoro e convenienza per le tasche di noi consumatori.

Salvatore Lavino

Classe 1985, giornalista pubblicista con una più che decennale esperienza nel settore e con migliaia di articoli prodotti in merito ai temi più disparati. Attualmente impegnato con diverse collaborazioni che trattano di vari argomenti, tra ecologia, cucina, sport, attualità, benessere e molto altro.

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