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Fatti di Cucina

Passate di pomodoro sotto esame: molte marche nel mirino di una nuova inchiesta e i risultati non fanno ben sperare

Passate di pomodoro, brutte notizie per i consumatori: la nuova inchiesta mette al centro del mirino queste marche in particolare. 

Una recente inchiesta condotta dalla BBC avrebbe rivelato un dato molto allarmante per i consumatori. Un dettaglio apparentemente trascurabile, che nasconde però una drammatica realtà. Secondo quanto emerso in sede di analisi, alcune marche di passate di pomodoro italiane vendute da diversi supermercati avrebbero in realtà un’altra provenienza. 

Si configurerebbe così una presunta frode nell’ambito dell’industria europea della passata di pomodoro. Ma vediamo più nel dettaglio quali aziende produttrici sarebbero finite al centro della bufera e da dove arriverebbero esattamente i pomodori spacciati per italiani.

Passate di pomodoro sotto esame: la nuova inchiesta fa finire nella bufera queste marche

Sta facendo il giro del mondo la nuova inchiesta sulle passate di pomodoro condotta dalla BBC. Ad allarmare i consumatori ci avrebbe pensato un dato decisamente preoccupante. Molte passate di pomodoro vendute come italiane nei supermercati di Regno Unito, Germania e Stati Uniti proverrebbero in realtà da altre zone del mondo. Per la precisione dallo Xinjiang, la regione cinese conosciuta purtroppo per le violazioni dei diritti umani da parte del Governo contro la popolazione locale.

Passate di pomodoro sotto esame: la nuova inchiesta fa finire nella bufera queste marche (Buttalapasta.it)

La BBC sarebbe riuscita di fatto a dimostrare che buona parte dei pomodori che vengono commercializzati in Europa giungerebbero proprio da questa regione nord-occidentale della Cina. L’indagine ha testato 64 diverse passate di pomodoro e, grazie anche all’aiuto di Source Certain, una società australiana di verifica dell’origine, è stato possibile dimostrare che molti prodotti che sull’etichetta dicevano di essere fatti con pomodori italiani, o che comunque davano questa impressione, in realtà erano di provenienza cinese.

I dati più allarmanti riguarderebbero in particolare il marchio Petti. Dei 17 prodotti che sembravano contenere pomodori cinesi, 10 erano commercializzati da Petti. Secondo la BBC, l’azienda tra il 2020 e il 2023 avrebbe ricevuto più di 36 milioni di kg di concentrato di pomodoro dalla società Xinjiang Guannong e dalle sue filiali. Ciò non stupisce poiché, come è noto, il gruppo Petti produce prodotti a base di pomodoro con il proprio nome, ma ne fornisce anche altri ai supermercati europei che li rivendono con il proprio marchio.

A conferma di quanto detto finora, un giornalista della BBC sotto copertura sarebbe riuscito ad immortalare una prova fondamentale. Una dozzina di barili blu di concentrato di pomodoro allineati all’interno della fabbrica con l’etichetta che indicava: “Xinjiang Guannong Tomato Products Co Ltd”.

Di rimando Petti si è difesa spiegando di non aver più acquistato pomodori da Xinjiang Guannong da quando questa società è stata sanzionata per l’uso del lavoro forzato nel 2020. Nonostante ciò, restano da chiarire ancora parecchi dubbi.

 

 

Veronica Elia

Sono Veronica e sono una giornalista pubblicista iscritta all'ordine dei Giornalisti della Lombardia, laureata in Editoria presso l'Università degli Studi di Milano. Nel 2015 comincio il mio percorso giornalistico ed inizio a collaborare con diverse realtà editoriali in Italia e in Svizzera. Il mio motto? "Fai il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno della tua vita".

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