"La cucina italiana è solo una truffa": il famosissimo critico ci va pesante

spaghetti crudi su un piatto con accanto basilico e pomodorini

"La cucina italiana è solo una truffa": il famosissimo critico ci va pesante/Buttalapasta.it

Il famosissimo critico non si risparmia e ci va giù pesantissimo: a suo dire la cucina italiana non merita di essere riconosciuta come patrimonio dall’Unesco perché sarebbe solo una grande truffa. 

La cucina italiana patrimonio immateriale riconosciuta dall’Unesco? Ma nemmeno per sogno: secondo il famosissimo esperto gastronomico, la cucina che si mangia nel Bel Paese è completamente diversa dalla narrazione che circola in giro per il mondo. Lui ha sempre mangiato in modo mediocre nei ristoranti e, dunque, alla fin fine la cucina italiana sarebbe tutto fumo e niente arrosto.

Anzi: sarebbe una vera e propria truffa. Un inganno che, da anni, si autoalimenta con narrazioni leggendarie e dal tono poetico ma sotto tanta poesia non ci sarebbe nulla se non piatti mediocri, ben distanti da quelli dell’immaginario collettivo. Insomma l’esperto non trova nemmeno un pregio nella cucina del nostro Paese.

Dunque, a detta del famoso critico, l’Unesco si sarebbe lasciata raggirare da una storiella basata su miti piuttosto che su fatti e su piatti concreti. Ma davvero la nostra cucina non merita di essere riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità? E allora tutti i turisti che vengono in Italia ogni giorno per gustarsi una buona tagliatella al ragù?

Il famoso critico distrugge la cucina italiana: è meglio quella inglese

Ma davvero le tagliatelle al ragù, la lasagna al forno, i tortellini in brodo o il risotto alla milanese sono solo una truffa? E la pizza margherita? Una truffa anche quella? Ebbene il rinomato critico gastronomico non usa mezzi termini e demolisce la cucina italiana da cima a fondo. La migliore? Quella inglese a suo dire.

tagliatelle al ragù

Il famoso critico distrugge la cucina italiana: è meglio quella inglese/Buttalapasta.it

Durissime le parole del giornalista britannico Giles Coren che, sul Times, ha definito la cucina italiana una vera e propria truffa. “Il riconoscimento assegnato questa settimana dall’Unesco alla cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità era prevedibile, servile, ottuso e irritante. Da quando scrivo di ristoranti combatto contro la presunta supremazia del cibo italiano. Perché è un mito, un miraggio, una bugia alimentata da inglesi dell’alta borghesia, mangiatori di fiori di loto con palati da bambini viziati…“.

Insomma solo una fiaba, un mito che è stato alimentato nel corso degli anni ma basato sul nulla. Il mito di un’Italia rurale dove in ogni ristorante si serve solo cibo a chilometro zero quando, invece, per la sua esperienza, la realtà è ben distante da tutto questo e i ristoranti sono carissimi, con personale spesso maleducato.

Ma allora quale sarebbe, a detta dell’esperto, la cucina migliore al mondo? Coren non esita: la cucina che va difesa a spada tratta è quella inglese.Se c’è una cucina nazionale che l’Unesco dovrebbe riconoscere per il suo valore culturale eterno e la sua importanza politica unica, è quella inglese… il toast bruciato appena prima che scatti l’allarme antincendio; le colazioni degli hotel economici, prodotte in un unico oscuro centro da troll ciechi con materiali di fortuna; gli spaghetti col ketchup…”. Sano patriottismo o feroce sarcasmo? Resteremo con il dubbio mentre continueremo a gustarci un buon piatto di spaghetti al pomodoro!

Parole di Samanta Airoldi

Sono Samanta, sono nata a Genova ma vivo a Milano da molti anni. Ho conseguito Laurea specialistica e Dottorato in Filosofia Politica e svolgo il lavoro di redattrice dal 2015. Ho pubblicato alcuni libri di Filosofia Politica in chiave "pop" e, nel corso di questi anni, ho lavorato per diversi blog. Mi sono sempre occupata, principalmente, di Politica ed Economia ma, talvolta, anche di lifestyle, benessere e alimentazione vegana essendo io stessa vegana. Le mie passioni principali sono proprio la Politica e l'Economia ma mi interessa anche il settore del benessere.

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