L’attacco hacker più “amaro” di sempre: Giappone a corto di birra

Bottiglie di birra vuote e un hacker

L’attacco hacker più “amaro” di sempre: Giappone a corto di birra - buttalapasta.it

Un attacco hacker su vasta scala ha provocato disagi nella produzione di birra del colosso del settore nel Sol Levante, ora ci sono ripercussioni negative a non finire.

Un attacco informatico ha causato la totale interruzione nella produzione e distribuzione di birra. Può sembrare una notizia da videogioco o da film o serie tv d’azione, eppure tutto questo corrisponde alla realtà. E tutto ciò sta portando a dei notevoli disagi per moltissime persone, che una birretta almeno una volta alla settimana amano concedersela. In Giappone però stanno pagando a caro prezzo l’indesiderato interessamento manifestato da alcuni pirati informatici.

Il più grosso produttore nipponico di birra, l’Asahi Group Holdings, sta facendo i conti con una bordata senza precedente da parte di alcuni hacker. E questo ha comportato lo stop tanto brusco quanto inaspettato della sua famosa – da quelle parti – birra, la Asahi Super Dry. Sarebbe come se dalle nostre parti la Peroni o la Nastro Azzurro finissero di essere prodotte per colpa dei pirati del web. Come è successo tutto ciò?

Niente birra per colpa degli hacker, la vicenda

La produzione nella maggior parte degli stabilimenti di produzione di Asahi è stata fermata di colpo. Parliamo della maggioranza di ben trenta fabbriche di birra, dove in particolare risultano fermi i sistemi che riguardano le ordinazioni e le spedizioni dei carichi prodotti. Gli ordini consueti sono stati in larga misura sospesi, al pari di altri servizi come le spedizioni e l’inbound dei call center ai punti vendita preposti.

Delle lattine di birra Asahi

Niente birra per colpa degli hacker, la vicenda – buttalapasta.it Foto Ansa

E difatti molti supermercati, negozi e simili già sono rimasti con gli scaffali vacanti, lì dove solitamente trovano posto le bottiglie e le lattine di Asahi. I venditori al dettaglio non prendono alla leggera la cosa e non hanno mostrato affatto tranquillità. Le scorte finiranno o sono già finite nel giro di due-tre giorni ed in questa crisi inattesa sono coinvolti anche pub e locali vari.

Certamente gongolano i marchi concorrenti della Asahi, però in molti hanno preso da tempo come loro birra di riferimento questa birra. La quale non a caso è leader del settore sul territorio giapponese. Ed Asahi non ha potuto fare altro che scusarsi per questo inconveniente che non dipende da essa.

Chi ha fatto tutto questo?

I giapponesi del resto si scusano sempre per tutto quando qualcosa non va come deve, fosse anche solo per una questione di micro dettagli. E purtroppo non sembra profilarsi una soluzione nell’immediato. Ma sempre Asahi ci ha tenuto a precisare che nessuna informazione personale dei clienti è stata trafugata.

Però le forze dell’ordine che stanno conducendo una relativa, approfondita indagine, non hanno idea di chi possa avere causato tutto ciò. Il sospetto è che possa trattarsi dei soliti hacker russi, che tanti disagi amano provocare in giro per il mondo e soprattutto nell’Unione Europea.

Di certo questa vicenda ha portato all’emergere della consapevolezza che le difese in ambito informatico di Ashai sono risultate insufficienti. E lo stesso guaio rischiano di correrlo anche altre aziende giapponesi. Asahi produce anche altri prodotti alimentari che pure hanno subito uno stop della produzione. Per la cronaca Asahi possiede anche altri marchi come la nostra Peroni, Grolsch, Pilsner Urquell e London Pride. I quali non sono rimasti coinvolti da quando successo.

Parole di Salvatore Lavino

Classe 1985, giornalista pubblicista con una più che decennale esperienza nel settore e con migliaia di articoli prodotti in merito ai temi più disparati. Attualmente impegnato con diverse collaborazioni che trattano di vari argomenti, tra ecologia, cucina, sport, attualità, benessere e molto altro.

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