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Fatti di Cucina

Nel 2024 potremmo dire addio ad un oggetto indispensabile nei supermercati: la sentenza sancisce un cambio epocale

Una decisione giudiziaria che rivoluzionerà i supermercati nel 2024: un cambio epocale nell’approccio alla sostenibilità ambientale.

Con il 2024 potremmo assistere a un drastico cambiamento nelle abitudini dei supermercati, uno spartiacque determinato da una sentenza giudiziaria che potrebbe segnare la fine di un’icona comune: un oggetto indispensabile quando facciamo la spesa.

Questo evento non solo rappresenta una svolta significativa nell’ambito del commercio al dettaglio, ma potenzialmente getta le basi per un nuovo paradigma di sostenibilità ambientale nel settore della distribuzione.

La svolta del 2024: addio ai sacchetti di plastica nei supermercati?

Una sentenza dell’Unione Europea ha scosso l’Italia: il divieto sui sacchetti di plastica monouso è stato respinto. Vediamo cosa comporta questa decisione e le sue motivazioni provenienti dal Lussemburgo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza controversa, annullando il divieto italiano sui sacchetti di plastica monouso. Questa risoluzione è stata preceduta dal ricorso dell’azienda Papier Mettler, la cui linea di prodotti era in linea con la direttiva europea del 1994, ma in contrasto con la legge italiana del 2013 che proibiva i sacchetti non biodegradabili e compostabili.

Secondo la Corte, la normativa italiana ha violato il diritto dell’UE, ma ha anche riconosciuto che l’intervento italiano, se basato su prove scientifiche successive all’adozione della norma dell’UE, potrebbe essere giustificato per proteggere l’ambiente. La sentenza è stata provocata dal ricorso di Papier Mettler contro il decreto italiano del 2013, che vietava la fabbricazione e la commercializzazione di sacchetti non conformi alle specifiche tecniche.

Sostenibilità ambientale: nel 2024 termina l’era dei sacchetti di plastica nei supermercati? – buttalapasta.it

La controversia giuridica, avviata da Papier Mettler contro il decreto ministeriale, ha sollevato interrogativi sulle norme tecniche più restrittive rispetto alla direttiva UE. I ministeri italiani hanno giustificato la legge del 2013 come una misura necessaria per promuovere l’uso di sacchetti biodegradabili e compostabili. In tal modo, l’abitudine dei consumatori italiani di utilizzare sacchetti di plastica usa e getta per la raccolta dei rifiuti organici è stata contrasta.

Questa sentenza, tuttavia, sembra creare un cortocircuito. Infatti, l’UE promuove iniziative come il Green Deal. Invece, la  Corte di Giustizia, in alcuni casi, si basa su normative meno avanzate rispetto a quelle italiane. Mentre l’Italia ha adottato una posizione progressiva in questo ambito, molti paesi europei sono ancora indietro. La Corte ha ribadito l’importanza di rispettare le direttive dell’UE e ha sottolineato che la sentenza riguardava una vecchia normativa italiana sui sacchetti di plastica.

Nonostante la decisione della Corte, l’Associazione degli Industriali delle Materie Plastiche ha precisato che la sentenza riguarda normative obsolete, mentre la direttiva shopper del 2015 consente il divieto dei sacchetti di plastica. Questo cortocircuito tra leggi nazionali e normative UE solleva interrogativi sulla coerenza delle politiche ambientali e sull’armonizzazione delle normative europee.

Arianna Esposito

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