Stangata al supermercato: la BCE lancia l’allarme sui prezzi del cibo - buttalapasta.it
Che cosa riguarda l’allarme spesa del quale parla la Banca Centrale Europea. La situazione dell’Italia è molto critica, quali sono i motivi e gli scenari già nel prossimo futuro.
È allarme spesa, il cibo costa sempre di più secondo la BCE, Banca Centrale Europea. E la colpa è tutta dell’inflazione fuori controllo, con i beni alimentari di prima necessità che restano quelli più colpiti. Ormai è così già da un po’, da almeno tre anni, da quando la situazione è precipitata nelle prime settimane del 2022. Allora deflagrarono tutti insieme il conflitto armato in Ucraina, la crisi energetica, quella produttiva e delle materie prime e tanto altro.
Nel frattempo gli stipendi non hanno tenuto il passo del carovita. Ed in Italia la situazione è tra le peggiori che ci siano per quanto riguarda l’EuroZona. I salari nel nostro Paese sono tra i meno soddisfacenti che ci siano nell’Unione Europea, e proprio l’Italia è anche l’unico Stato in cui c’è stata una diminuzione negli ultimi trent’anni. Rispetto al 2008 poi gli stipendi in Italia sono in calo.
Ed ora non è solo una sensazione: il cibo costa davvero di più, lo conferma la BCE. Certo, per fortuna anche l’inflazione è diminuita. Ad ottobre del 2022 era ad un tremendo +10,6% mentre oggi è solo ad un +2%, che comunque basta per creare problemi a portafogli e borsellini di migliaia di persone in Italia.
Allarme spesa e prezzi alimentari alle stelle: le risposte – buttalapasta.it
Italiani o stranieri che vivono qui che siano. La stessa BCE ha pubblicato un report che si focalizza sul costo dei prezzi dei beni di prima necessità. Una macro categoria all’interno della quale occupano un posto di rilievo i prodotti alimentari, sia di prima necessità che non strettamente necessari.
I listini medi dei punti vendita dove andiamo a fare la spesa tutti i giorni sono impennati ad un sonoro +33% rispetto a cinque anni fa. In questo senso la spirale negativa è partita anche prima del nefasto 2022. Infatti anche la pandemia del 2020 rappresentò un momento di criticità estrema.
Eppure, anche se non sappiamo fino a che punto la cosa possa rappresentare una consolazione, il peggio del peggio lo fa l’Estonia. Da quelle parti l’aumento segnalato è addirittura del 57%. Vuol dire quindi che fare la spesa lì, rispetto al periodo pre-pandemico, costa per l’appunto il 57% in più. Con il nostro 28-33% medio potremmo addirittura ritenerci fortunati.
Una spesa maggiore ed esborsi accresciuti riguardano anche altri ambiti, come i beni e servizi di consumo e le bollette. Ma tra queste, il primo posto per la più alta inflazione tocca proprio alla spesa per il cibo. Per difendersi non resta altro da fare che adottare delle adeguate strategie, come ad esempio rivolgersi ai punti vendita dai prezzi più convenienti.
Che sono per la maggiore i discount. E munirsi di carta fedeltà, cogliere al massimo le offerte settimanali e magari andare a fare la spesa con i soldi contati, necessari solo per l’acquisto di ciò che serve veramente nella spesa. Anche perché c’è da aspettarsi sempre che i prezzi salgano, ma mai che scendano. E quindi nell’avvenire la situazione andrà sempre più peggiorando.
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